Come per il mondo reale, anche in quello delle startup l’animale mitologico da rincorrere è l’unicorno! Il termine è stato fantasiosamente coniato nel 2013 da Aileen Lee per indicare una startup privata che vale più di 1 miliardo di dollari. Di esempi famosi ne vengono in mente tantissimi, specialmente nel mondo tech e digital: da SpaceX a Airbnb, da BlablaCar a Deliveroo.Per questo articolo ero alla ricerca di startup green, attive nel campo della sostenibilità, dell’energia alternativa, dell’economia circolare e…no, ufficialmente nel 2021 non esistono ancora unicorni green.
Dopo un iniziale sconforto mi sono chiesta: e se la definizione di unicorno per le startup green non coincidesse solo col valore monetario ma anche col valore di impatto generato? Il termine “green unicorn” non è ancora una voce di Wikipedia, ma ci si può vantare di un largo panorama di startup green “che ce l’hanno fatta”, di startupper che ogni giorni si impegnano affinchè il loro valore non sia più privato, ma condiviso per un bene comune.
Qui trovate le mie 3 startup preferite:
NotPla: con la missione di rivoluzionare il packaging delle salse e dei liquidi in generale, NotPla ha sviluppato un materiale fatto da piante e alghe che si dissolve (ed è edibile). Il futuro è l’acqua in capsule che esplode in bocca!
Wa.mi ha una missione: rendere accessibile l’acqua potabile a tutti. Ed ecco che per ogni litro di acqua Wa.mi si donano 100L di acqua potabile a villaggi in cui sono aperti i loro progetti umanitari, dall’Ecuador, al Senegal, fino allo Sri Lanka.
ID.eight: anche il mondo del fashion sta facendo la sua parte nel ridurre gli sprechi e trovare materiali alternativi. ID.eight è una startup fiorentina che crea sneakers con un’innovativa eco-pelle prodotta dalle bucce di frutta!
Aspettando di incontrare (o di essere, perchè no!) il primo “unicorno green”, continuiamo a lavorare seguendo le nostre missioni con la visione condivisa di un futuro per tutti.
ST